SPECIALE COVID-19
A cura di Paolo Lionetti
SOC Gastroenterologia e Nutrizione, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer, Firenze
Cari lettori del Giornale SIGENP soci ed amici, sono lieto di introdurre questa sezione del Giornale per aggiornarvi sulle modalità di come adattare il nostro lavoro di gastroenterologi, epatologi e nutrizionisti pediatri al tempo della pandemia di COVID-19. I documenti quasi tutti già pubblicati sul sito della Società contengono raccomandazioni e linee guida in gran parte tratti dalla letteratura internazionale alla cui stesura molti soci della nostra società hanno contribuito. Alcune raccomandazioni come quelle sulla diagnosi di malattia celiaca rappresentano delle proposte a mio giudizio ragionevoli al fine di evitare quando possibile il ricorso a procedure endoscopiche che sappiamo sono ad alta diffusione del virus in quanto generano aeresol. Per le indicazioni agli esami endoscopici abbiamo imparato a stratificare i pazienti in base al rischio e alle conseguenze sulla prognosi della condizione di base. Cruciale è l’utilizzo dei mezzi di protezione individuale negli ambienti ospedalieri e anche se siamo per fortuna in una fase calante della diffusione dell’infezione, che speriamo continui, è assolutamente necessario che le strutture sanitarie mantengano uno stato di allerta ai fini di evitare la diffusione intra-ospedaliera dell’infezione. Noi pediatri siamo stati in genere marginalmente toccati dall’emergenza per i nostri pazienti. Nel bambino l’infezione da SARS-CoV2 è in genere lieve o pauci-sintomatica e raramente si presenta in forma critica che necessita di terapia intensiva e/o ventilazione meccanica. Nel bambino ma anche nell’adulto il quadro clinico si può presentare con manifestazioni gastro-intestinali con nausea, vomito e diarrea che possono essere abbastanza frequenti ed è stata dimostrata l’eliminazione del virus anche per via fecale. Abbiamo capito che i pazienti in immuno-soppressione non erano a maggiore rischio di contrarre l’infezione. Nel complesso tuttavia il nostro lavoro è in gran parte stato stravolto, abbiamo scoperto che tante delle nostre attività cliniche possono essere svolte in tele-medicina. Nei mesi del lock-down i nostri ospedali si sono svuotati e l’accesso nei pronti soccorsi pediatrici si è sensibilmente ridotto. In parte abbiamo pensato che forse tante patologie che pervenivano ai nostri ambulatori specialistici soprattutto di natura funzionale avrebbero dovuto essere valutate e risolte anche prima del COVID-19 ad un primo livello di intervento sanitario. Ma alcuni di noi si sono trovati anche di fronte a quadri conclamati di condizioni di nostra competenza portati in ritardo in ospedale da parte dei genitori per paura del virus. L’Italia è stato il primo paese europeo ed anche il primo del mondo occidentale ad essere colpito duramente dall’epidemia. Abbiamo fatto da apri-pista e quanto è stato fatto dal nostro paese è stato in gran parte seguito dagli altri paesi anche da quelli che inizialmente pensavano che fosse possibile aspettare che si formasse l’immunità di gregge. Molti aspetti sistemici della malattia sono stati descritti dai nostri colleghi per la prima volta. L’infezione ha poi evidenziato quanto sia importante il nostro Sistema Sanitario Nazionale pubblico e rivalutato l’importanza della medicina del territorio. I pediatri di famiglia e i medici di medicina generale dando una disponibilità continuativa hanno svolto e stanno svolgendo un grande lavoro di filtro che ha consentito di evitare l’afflusso in ospedale di pazienti che non necessitavano di ricovero. Infine alcuni di noi sono andati a dare una mano ai colleghi dell’adulto trovandosi in prima linea a lavorare nei reparti di COVID-19 e a questo proposito riportiamo la toccante testimonianza dei colleghi epatologhi di Bergamo. Un caro saluto a tutti e buona lettura Paolo Lionetti Presidente SIGENP